Sanremo 2021: vittoria inaspettata dei Maneskin, i top e i flop del Festival

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Come ogni anno, nonostante in questo 2021 la situazione pandemica gli abbia remato contro, si è concluso il Festival della canzone italiana, giunto alla sua 71° edizione. Da sempre specchio del Paese, questa volta la kermesse ha cercato di alleggerire il momento difficile che sta attraversando l’Italia, portando un po’ di spensieratezza nelle case degli italiani, anche se il segno di una mancata normalità era sotto gli occhi di tutti nelle poltroncine vuote dell’Ariston. A condurre il Festival, per la seconda edizione consecutiva, c’era Amadeus, spalleggiato dall’amico Fiorello che spesso e volentieri ha rubato la scena, interpretando alla perfezione il ruolo dello showman che tanto gli si addice.
26 i cantanti in gara, 8 le giovani proposte che, insieme agli altri partecipanti dell’attesissima serata dei duetti, hanno messo per cinque serate la musica al centro, intervallata da vari sketch. Le polemiche e i colpi di scena non sono mancati, a partire dalla stessa vittoria dei Maneskin, gruppo rock romano. Ma vediamo ora i top e flop del Festival. 

Cantanti: i top

Tra i più acclamati per il Leoncino d’oro c’era Willie Peyote, che deve “accontentarsi” del premio della Critica Mia Martini per il suo brano “Mai dire Mai (La Locura)”, con cui “dissa” l’Italia intera, compreso quel palco che lo ha accolto. Prova di grinta e carattere per Madame, appena diciottenne, che ha dimostrato di avere personalità da vendere e una capacità di riempire il palco non comune, mostrando un frammento di quello che sarà il prossimo futuro del Festival. 

La voglia di tornare in spiaggia a ballare come se tutto fosse tornato alla normalità l’hanno messa Colapesce e Dimartino, partiti da outsider ma arrivati quarti grazie a “Musica leggerissima”. La “vecchia guardia” composta da Annalisa, Malika Ayane e Arisa ha riportato l’attenzione sul bel canto, aspetto che in questo Sanremo un po’ è mancato, ma per puntare alla vittoria forse serviva qualcosa di più innovativo. 

Cantanti: i flop

Se la parte alta della classifica ha lasciato ben più di qualche perplessità, le retrovie non hanno stupito. Ci si aspettava qualcosa in più da Random, giovane artista della scena rap, che con “Torno da te” ha deciso di buttarsi su un testo forse troppo canonico per la sua età, quando avrebbe potuto portare più vigore sul palco, come durante la serata delle cover. Aiello porta all’Ariston l’animo meridionale, forse fin troppo, considerando le urla durante ogni sua esibizione di “Ora”, tranne forse nel corso dell’ultima serata, dove si è leggermente calmato. Bugo, protagonista indiscusso dello scorso anno – anche se non per meriti canori – arriva a Sanremo con “E invece sì” che un po’ ricorda il buon vecchio Vasco. Il pezzo ha un suo perché, ma l’interpretazione lascia a desiderare. 

La delusione più grande la dà però Francesco Renga: il cantante tutto sembra fuorché il vincitore del 2005. Non si capisce se ha penalizzato la scelta della canzone, difficile da attuare, o se hanno influito i vari problemi tecnici durante le serate. 

Vince il rock energico dei Maneskin

A sorpresa si impongono sul podio, davanti al ben più favorito duo Fedez e Michielin, i Maneskin, con il loro pezzo “Zitti e buoni”. Ancora prima di annunciare il vincitore, i primi tre posti hanno riservato delle sorprese: Ermal Meta, terzo classificato, è stato primo praticamente tutte le serate. La sua bravura artistica non è bastata per conquistare la vetta, forse perché la sua canzone “Un milione di cose da dirti” è sembrata troppo classica al pubblico da casa, che aveva voglia di cambiamento, anche se quest’ultimo si è lasciato in un certo senso “influenzare” sul secondo piazzamento.

Fedez e la Michielin fino al giorno precedente alla finale si trovavano in fondo alla classifica, e sono balzati improvvisamente ai primi posti, complice l’aiuto di Chiara Ferragni, moglie di Fedez, che con un appello a dir poco insistente sui social ha chiesto ai suoi followers di votare il pezzo interpretato dal consorte insieme a Francesca, dal titolo “Chiamami per nome”. Il gesto ha acceso subito polemiche, facendo interrogare gli utenti, e non solo, sulla necessità di sfruttare il proprio potere mediale in un contesto in cui dovrebbe emergere il talento naturale degli interpreti, talento di cui, spiace dirlo, Fedez ha dimostrato di essere carente in questa edizione, complice probabilmente anche l’ansia da prestazione che lo ha fatto vedere emozionato più volte sul palco. Sicuramente, di fianco alla sua collega Michielin, ha sfigurato. 

Tornando ai primi classificati, gli stessi componenti del gruppo non si aspettavano di vincere, con un brano che, a detta loro, era il meno papabile per la vittoria. Se a questo si aggiunge la difficoltà per una band di trionfare al Festival, come dimostrano i risultati degli anni precedenti, e per giunta rock, risulta incredibile quanto raggiunto dal quartetto nato a Roma nel 2015. Una cosa è certa: la conquista del gradino più alto del podio da parte dei Maneskin segna una rivoluzione, e ci si augura che anche il Paese venga investito da cotanta ventata di energia e freschezza. Speriamo che, questa volta, sia l’Italia a rispecchiare il Festival. 

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